Mutui: spread alti ancora per lungo tempo

Previsioni poco ottimistiche per chi intende chiedere un mutuo in questo periodo e nei prossimi mesi. Le banche non mostrano nessuna intenzione di ridurre lo spread che nel giro di un anno hanno mediamente aumentato dall’1 al 3%.

 

Peraltro solo alcune delle banche più competitive offrono oggi spread intorno al 2,8% sul tasso variabile ed al 3% sul tasso fisso. Se poi prendiamo in considerazione lo spread applicato da quelle banche che, poco propense ad esporsi sul mercato, disincentivano di fatto la clientela con commissioni che arrivano addirittura al 5%, lo spread medio sale anche al 4%.

Livelli da capogiro se si considera che sino a poco più di un anno fa le famiglie, per l’acquisto della primaria abitazione, riuscivano a spuntare anche spread inferiori all’1%.

Giova ricordare che lo spread sommato al parametro di riferimento (generalmente l’euribor per i mutui a tasso variabile e l’Irs per i mutui a tasso fisso) serve a calcolare il tasso finale applicato al mutuo e rappresenta quella percentuale attraverso la quale la banca ricava il proprio utile e copre i costi della provvista e della gestione dei finanziamenti.
  

Occorre anche tenere presente che gli spread sui mutui hanno iniziato la loro salita in concomitanza con quella degli altri spread, in particolare quelli che indicano la differenza di rendimento tra i Btp italiani ed i Bund tedeschi, differenza che ha raggiunto anche il picco di 575 punti base sui titoli a 10 anni.

Considerando il calo di tensione sul mercato obbligazionario e la discesa ormai intorno ai 300 punti base del differenziale con i titoli tedeschi ci si aspettava quantomeno una, sia pur contenuta, conseguente discesa dello spread sui mutui.

Nulla di tutto ciò, purtroppo gli spread sui mutui non scendono nel breve ma le indicazioni che trapelano dal mondo bancario dicono che sono destinati a non scendere per un lungo periodo, almeno per i prossimi 12 mesi.

Diverse le motivazioni che contribuiscono a creare questa situazione, sicuramente incide pesantemente la difficoltà da parte delle banche a dotarsi della liquidità necessaria sul mercato interbancario e l’entrata in vigore dal 2013 degli accordi di Basilea 3 molto restrittivi e severi sulla liquidità e sui patrimoni bancari.



 

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